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Fiera: l’Ospedale da campo diventa realtà. Rizzini: “100 persone al lavoro senza sosta”

 

Quello che sta succedendo alla Fiera di Bergamo è qualcosa di magico. Operai volontari con ogni tipo di mansione dalla città alle Valli, imbianchini ultras dell’Atalanta che in un attimo si sono messi a disposizione: ancora una volta, quando c’è da costruire una casa (in questo caso diventerà la “casa per i nostri malati”), il cuore dei bergamaschi si dimostra enorme e disponibile a sacrifici per concludere i lavori il prima possibile. 

Ancora pochi giorni e poi inizieranno anche quelli sostenuti dall’Accademia dello Sport per la Solidarietà: la realizzazione dell’impianto di erogazione dell’ossigeno con uno stanziamento di 330mila euro, tutti coperti grazie al nostro sforzo con Giovanni Licini sempre in prima linea e l’aiuto delle imprese del territorio bergamasco.

A coordinare i lavori e a gestire l’intero campo c’è l’Associazione Nazionale Alpini, ancora una volta in prima linea quando c’è da aiutare il prossimo, orgoglio italiano e soprattutto bergamasco. In ogni adunata nel mese di maggio, siamo sempre pronti a tifare a bordo strada i nostri “Berghem de Sass”: oggi lo facciamo in modo diverso, un tifo dall’interno delle nostre case per far sì che il loro sforzo verso la nostra comunità porti i suoi frutti.

“In origine doveva essere una tensostruttura – ha spiegato il direttore generale della Sanità Ana Sergio Rizzini attraverso il portale di BergamoNews-, ma da quando hanno alzato il livello di gravità dei pazienti che saranno ospitati, con terapia intensiva e sub-intensiva, abbiamo dovuto modificare il progetto. Le pareti che stiamo alzando sono necessarie per poter fissare la strumentazione e anche per dare la sensazione al paziente di trovarsi in una struttura meno provvisoria”.
Sarà un punto di riferimento importante legato all’Ospedale Papa Giovanni XXIII: anche se le cose dovessero migliorare repentinamente, come è nella speranza di tutti, l’ospedale da campo sarà comunque una costanza. “Dei 140 posti letto ne prevediamo circa il 20% di terapia intensiva, il 30% di sub-intensiva e il restante 50% per quei pazienti in fase di stabilizzazione. La terapia intensiva potrebbe anche essere potenziata, ma siamo molto vincolati al personale. Per ora abbiamo un centinaio di persone, una trentina di medici e una settantina tra infermieri e tecnici che lavoreranno su tre turni. Avremo a disposizione anche una tac. La sensazione è che potremmo restare in attività anche per sei mesi, consentendo agli ospedali, ormai tutti a vocazione Covid, di svuotarsi e riversare da noi i pazienti, tornando piano piano alla normale attività. Lavoriamo senza sosta, il prossimo passo sarà portare qui in Fiera gli allestimenti per le stanze, per non perdere tempo mentre gli impianti elettrici e di erogazione di ossigeno verranno piazzati”.