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Gli amici del torneo. Maurizio Ganz, il gol nel dna: «Petagna? Crescerà anche sotto il profilo realizzativo»

Dici Maurizio Ganz, un flash illumina la memoria: «El segna semper lu». Un campione in campo, una persona genuina fuori dal rettangolo verde; un amico dell’Accademia dello Sport per la Solidarietà, un calciatore che a Bergamo ha lasciato un pezzo di cuore. Per riannodare i fili della memoria, quale migliore occasione del Tennis 2017? «Una volta riuscivo a fare tutto il torneo, ora giocando in coppia con papà è un po’ più difficile: da Milano a qui basta un attimo, da casa di papà (i Ganz sono originari della provincia di Udine, ndr) sono invece cinque ore ad andare e altrettante per rientrare. Ma ci siamo, non potevamo certo mancare», è il sorriso di Ganz, uno degli attaccanti più «puntuali» del calcio italiano datato anni Novanta.

Gli esordi con la Samp, i passaggi per Monza, Parma e Brescia, fino alla grande consacrazione in Serie A, quando sul petto per la prima volta si cuce lo stemma dell’Atalanta. A Bergamo dal 1992 al 1995 e poi nel 2000/01, il bomber di Fusine non può non applaudire all’annata strepitosa dei nerazzurri: «Una stagione così non se la sarebbe aspettata nessuno. Il vero colpo da maestro è stato fatto da Sartori, ma soprattutto da Percassi – è il ragionamento di Ganz, passato anche per Inter e Milan -: nel momento difficile d’inizio stagione, quando i risultati non arrivavano, hanno scelto di dar fiducia a Gasperini. Un altro presidente forse lo avrebbe esonerato, e sarebbe stata un’altra stagione, sicuramente più difficile. I risultati hanno dato ragione a Gasperini, e questa Europa è pienamente meritata».

Appesi gli scarpini al chiodo, Ganz s’è avventurato nella carriera da allenatore. Dunque, domanda scontata: qual è stato il valore aggiunto di Gian Piero Gasperini, in questa stagione? «Si dice che sia un allenatore che lavora bene con i giovani, ma non è così: Gasperini lavora bene a prescindere, lavora bene con quelle società che gli danno la possibilità di lavorare – riflette Ganz, convocato in nazionale, ma senza la gioia dell’esordio, nel 1993 -. Lo ha dimostrato anche quest’anno: oltre ad aver tirato su giovani di talento come al solito, ha mostrato un gioco spumeggiante, che ha fatto divertire non solo i tifosi atalantini, ma tutti gli amanti del calcio».

Tra le sorprese di una stagione immensa, c’è Andrea Petagna. Partito in punta di piedi, l’ariete triestino s’è ritagliato un ruolo fondamentali negli equilibri offensivi: «Gasperini ha fatto sì che Andrea cambiasse il suo modo di pensare, di mettersi a disposizione per la squadra. Ha giocato con mio figlio nelle giovanili del Milan, e già la scorsa estate, al suo arrivo a Bergamo, avevo consigliato di scommettere su di lui: in questa stagione ha imparato un nuovo modo di giocare, ora crescerà anche sotto l’aspetto realizzativo, ne sono convinto. Da una punta ci si aspetta gol importanti, lui ne ha fatti 5, potrà migliorarsi perché ce l’ha nel suo bagaglio tecnico».

E se ci fosse stato Ganz al fianco di Petagna? «Avrei visto bene anche mio figlio, perché insieme in Primavera hanno fatto benissimo. Quando hai una punta grande e grossa che crea spazi, che porta via gli avversari, e una seconda punta che sfrutta gli spazi, hai un cocktail micidiale». Chiusura col calcio nel dna. Di padre in figlio, il legame tra i Ganz e il gol corre col figlio Simone Andrea, talento classe ’93 oggi di proprietà della Juve e reduce da un’annata al Verona, culminata col ritorno in A degli scaligeri: «Ha vissuto una stagione esaltante perché per lui è la seconda promozione in tre anni, dopo Como. È arrivato in gialloblù con un pedigree importante da Como, 18 gol nella stagione del salto dalla Lega Pro e 16 l’anno successivo pur in una squadra che ha faticato: in questo campionato ha fatto quello che ha potuto, segnando quattro gol importanti, ma davanti aveva Pazzini, in un modulo a lui non proprio congegnale (il 4-3-3, ndr). Sarei stato curioso di vederlo in coppia proprio con Pazzini, sarebbe stata la coppia più forte della B. Però è importante che il Verona sia tornato in A, e che lui abbia dimostrato di poterci stare in B, e sono convinto che presto sarà pronto anche per il salto di categoria. Ha avuto poche possibilità ma le ha azzeccate tutte, ora vediamo cosa riserverà la prossima stagione: ma sono sicuro che potrà sorprendere». Buon sangue non mente.