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Accademia dello Sport per la Solidarietà, energia rinnovabile

Sull’Accademia dello Sport per la Solidarietà abbiamo già detto molto, ma lo svolgersi del tempo e delle manifestazioni, fa diventare l’argomento inesauribile. Scrivere dell’Accademia vuol dire “raccontare” il Torneo che di anno in anno aggiunge nuovi e importanti capitoli alla sua Storia di uomini e delle loro opere. Accademia! Già il nome ha una sua aristocrazia. Aristocrazia di studio e d’arte. Quindi di bellezza. L’intenzione, lo scopo, l’impegno dell’Accademia dello Sport per la Solidarietà è già tutto espresso nel nome: perseguire costantemente l’obiettivo del capolavoro sin
nelle minime cose necessarie al torneo: dagli inviti, alle etichette del vino fino al libro e alla complessa organizzazione dello stesso. Capolavoro di rapporti, di stile, di tecnica e di organizzazione. Sul livello tecnico e sulla eleganza di stile delle varie gare non siamo tanto esperti in materia da poter argomentare, ma dall’importanza progressivamente raggiunta dalla manifestazione possiamo dirci testimoni oculari. Sin dalle prime edizioni – e sono ormai 26 (41 se si considerano quelle prima del “Bortolotti”) – possiamo dire: “Noi c’eravamo”. Ovviamente come “giocatori” fuori campo, non con la racchetta, ma con la penna, compagni del lungo viaggio di Giovanni Licini. A noi è toccato di narrare, edizione dopo edizione il Torneo e fare di ogni edizione un libro. Questo libro! Ogni libro un capitolo che racconta le storie degli uomini che hanno nobilitato il torneo con la loro appassionata partecipazione. Ogni capitolo il crescendo dello straordinario impegno di solidarietà, da tutti particolarmente sentito, come testimonia la somma di ben oltre il milione di euro devoluta per sostenere progetti concreti in uno scambio di reciproco arricchimento per chi dona e per chi riceve il dono, senza dimenticare i progetti nati dall’emergenza dettati delle calamità naturali, vedi l’aiuto dato alla popolazione dell’Emilia Romagna nel 2012 e di Amatrice lo scorso anno con la donazione di case mobili.
Il volume dà un po’ la misura di quello che è diventato il Torneo. Dà la misura del suo spirito che nasce da cuore (e fa bene al cuore) dei protagonisti: imprenditori, sportivi, professionisti, che tra amicizia e agonismo, si confrontano sui campi da tennis. Dà la misura della risonanza che suscita il Torneo, della scintillante festa conclusiva, degli sponsor che lo sostengono con pagine pubblicitarie tanto belle da essere ciascuna un piccolo capolavoro.
E se il libro dà la misura di quello che è diventato il Torneo, il Torneo dà la misura di come è cresciuta l’Accademia dello Sport per la Solidarietà, e dà la misura della personalità, posso dire unica? Di Giovanni Licini.
La prima dote di Giovanni è che non concede tregua. Incalza con assillante determinazione finché non ottiene quello che vuole, non sa darsi pace finché tutto non sia perfetto o almeno sfiori la perfezione, perché questa sua ansia è sempre contrassegnata da una dote umana ormai rara: l’umiltà. Giovanni ascolta, chiede consiglio. Talvolta ci sembra persino di scoprire in lui una felice ingenuità di fanciullo che cerca cose nuove, sempre capace di stupirsi e di accendersi di rinnovato entusiasmo.
Forse è l’insieme di questi diversi aspetti e di molti altri, ovviamente taciuti per timore di retorica, il segreto del suo successo, della continuità di un impegno che festeggia i quarantuno anni. Ciò giustifica queste righe celebrative, meritatamente celebrative. Quarantuno anni di Tennis e di tante altre brillanti iniziative. E nella celebrazione meritano di stare in primo piano sotto i riflettori il presidente dell’Accademia, Alessandro Masera, tessitore e sostenitore spesso dietro le quinte. E poi Ezio Chiesa, Franco Lamera e Gianangelo Cattaneo. E da quest’anno i riflettori si accendono anche per Cristina Radici e Danilo Arizzi che sapranno riversare all’interno del direttivo la loro carica di entusiasmo, dinamicità ed energia.

Paolo Colombo