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Gli amici del torneo. Tullio Gritti, il braccio destro del Gasp: «Un grande intenditore, in pochi come lui»

Un anno fa, di questi tempi, stava scrivendo una nuova pagina del suo romanzo calcistico. Oggi, sempre a Cividino, Tullio Gritti può guardarsi alle spalle sapendo di aver contribuito a fare la storia. Il sorriso del vice del Gasp sulla panchina nerazzurra brilla, l’entusiasmo è contagioso, al Tennis 2017 si può accennare qualche passo della «Papu dance», la «colonna sonora nel momento finale, quando eravamo quasi sicuri di essere arrivati in Europa, ma mancava la certezza sul piazzamento finale», racconta Gritti, originario di Basiano, a due passi da Trezzo, e dunque con un po’ di Bergamo nel cuore. E per l’appuntamento dell’Accademia dello Sport è ormai un fedelissimo: «Bisogna valorizzare l’impegno di Giovanni Licini: raccogliere cifre del genere in periodi difficili come questi è notizia da prima pagina».

Al fianco di Gian Piero Gasperini, Tullio ci sta ormai da una decina d’anni. Ma qual è il segreto del tecnico di Grugliasco, demiurgo di un’Atalanta che ha strabiliato l’intero pallone italiano? «Il mister è un grande intenditore e insegnante di calcio. Le sue squadre hanno sempre giocato a calcio, è uno dei pochi con questo approccio – riflette Gritti, da calciatore bomber tra le altre di Brescia, Torino e Verona -. E poi crede molto nelle sue idee, nel suo lavoro, non transige sul lavoro settimanale: se non ti alleni in settimana, come farai a dare il massimo in settimana? E io da lui ho imparato molto: ci si completa, ormai basta uno sguardo e ci intendiamo. Oltre al lavoro quotidiano sul campo, c’è un rapporto di amicizia che va oltre».

Tra le note più liete di un’annata magica c’è l’esplosione di Andrea Petagna, bomber atipico, cresciuto vertiginosamente rispetto ai suoi primi passi in nerazzurro. Gritti, ex attaccante, ha contribuito alla sua crescita, contribuendo a forgiare un giocatore oggi giunto alle porte della nazionale: «Quando lo scorso anno si è presentato in ritiro, Andrea aveva un problema di peso: i portava addosso uno “zaino” di alcuni chili in più del dovuto, ed era abituato così. In questo percorso ha ascoltato tanto, ha dato l’anima, ha sofferto, dimostrandosi una pedina importantissima per il nostro gioco – è l’analisi di Gritti, classe 1958 -. Quello che ha fatto per tre quarti di campionato è stato superlativo. Un paragone con un altro attaccante? Non ci sono tanti giocatori come lui. Solitamente le punte vivono quasi per il gol, invece Andrea in questo momento è portato per far giocare la squadra, a farla salire, a fare l’assist. L’ultimo step è diventare più cattivo sottoporta: una volta superato, diventerà un top».