Vi ricordate la cena del 6 Marzo 2015? Quella sera sono stati raccolti 4000€ grazie alla generosità di tutti i presenti e il 18 Settembre è volata in Mozambico la prima coppia di medici, composta dal Dr. Antonio Piazzini e dal Dr. Pierluigi Piantoni.
Con i fondi raccolti il 6 marzo, l’Accademia ha donato all’ospedale di Marrere un apparecchio portatile per le analisi del sangue, utile per pazienti affetti da patologia cronica e per chi dev’essere operato.
Rientrato da pochi giorni, questa la testimonianza del Dr. Piazzini, primario del reparto di Chirurgia Generale dell’Azienda Ospedaliera Bolognini di Seriate.
La giornata-tipo in Mozambico?
“Sveglia alle 5.30. Prima di colazione facevo una passeggiata e ogni giorno incontravo dei bambini che mi correvano incontro; ad ognuno davo una caramella. Vederli sorridere e così felici per una sola caramella, è un qualcosa che mi ha colpito. Dopo colazione invece si visitavano i degenti e si faceva sala operatoria tutti i giorni”.
Che situazione ha trovato all’arrivo?
“lI Mozambico è un po’ il paese dei contrasti. La capitale Maputo e Nampula, città a 15km dall’ospedale di Marrere, sono in espansione, con grattacieli e infrastrutture in costruzione. Nelle periferie e fuori città, invece, c’è una povertà impressionante: le persone vivono in capanne, anche 10/15 per capanna, senza servizi igienici. L’analfabetismo è al 70% e la vita media è inferiore rispetto alla nostra per un’elevata mortalità infantile e di partorienti”.
Tante le difficoltà nel lavoro?
“Sì, perché oltre ad operare senza alcuni strumenti che sono sempre presenti nelle nostre sale operatorie, mi sono trovato davanti a casi clinici che qui si vedono molto raramente, come ernie di grandissime dimensioni”.
E la collaborazione con i sanitari locali?
“Per ciò che concerne il lavoro, non avendo tutti gli strumenti a disposizione, sono molto bravi e delicati. Riguardo al rapporto personale posso dire che, dopo un po’ di diffidenza iniziale da parte loro, ci siamo conosciuti meglio e abbiamo anche trascorso una bellissima serata insieme. Mi hanno detto che in 13 anni sono il primo chirurgo bianco ad averli invitati a bere una birra”.
Cosa le resta, in maniera particolare, di questo viaggio?
“Ho portato a casa molto dal punto di vista umano vedendo i medici, ma anche una popolazione sorridente nonostante la povertà. Mi chiedo: come posso aiutarli? Con niente loro vanno avanti, la loro filosofia di vita è vivere alla giornata. Sono soddisfatto perché ho imparato molto, questa esperienza mi ha dato tanto”.